« The infinity of
recurring torment»
La
carta ingiallita dallo scorrere del tempo, sembrava stesse per
sgretolarsi tra le dita di Sophie, che non aveva resistito a leggere
i versi che vi erano impressi a inchiostro da mano ignota.
La
calligrafia era arricciata, incostante.
***
Sophie
aveva da poco versato la caparra per quella costosissima torre e non
avendo altro posto dove stare, si era ritagliata un piccolo spazio
vitale, facendosi largo tra le migliaia di scatole colme di roba da
sistemare.
Aveva
trovato quel piccolo gioiello – come lei amava definirlo – dopo
una lunga ed estenuante ricerca della casa perfetta.
Sophie
era sempre stata una persona incontentabile.
Era
sempre alla ricerca di qualcosa che le calzasse come un guanto.
In
effetti...Tutto doveva calzarle come un guanto.
Era
fatta così.
Non
si sentiva un tipo da villetta a schiera familiare, né una da
appartamento in pieno centro.
Era
una persona complicata e semplice allo stesso tempo.
Si
era anche prodigata a fornire all'agenzia immobiliare tutte le
informazioni necessarie a soddisfare le sue esigenze.
Inutile
aggiungere che si era anche premurata di faxarle, se la mail non
fosse stata abbastanza.
Era
una lista di 'requisiti' abbastanza rigida.
Voleva
un posto silenzioso ma non isolato. Enorme ma raccolto. Classico ma
originale.
E
così via.
Il
povero agente che aveva avuto la sfortuna di seguire la transazione,
non sapeva certo a cosa andava incontro. Ma non c'era voluto molto a
scoprire che Sophie era una persona sopra le righe.
Dopo
aver collezionato un numero non definito di tentativi falliti, lo
sfortunato agente era arrivato a maturare istinti omicidi verso
Sophie.
Le
aveva mostrato tutto ciò che sul mercato poteva in qualche modo
anche solo avvicinarsi ai canoni che la sua cliente gli aveva
richiesto. Puntualmente c'era qualcosa che andava storto.
Così
decise di tentare il tutto e per tutto.
Gli
era rimasta l'ultima spiaggia. La torre a Munkkiniemi.
Era
passato un anno e nessuno era riuscito ancora a vendere
quell'edificio dal prezzo tanto esorbitante quanto l'aspetto era
inquietante.
Non
incarnava il sogno di una famiglia numerosa, né quello di una coppia
di novelli sposini in procinto di allargare il nucleo familiare.
Era
quasi diventata una scommessa all'interno dell'agenzia.
Per
Sophie poteva andare bene dopotutto. Era un posto raccolto, spazioso,
ma non esageratamente isolato.
“E
forse per una svitata come lei potrebbe essere il posto giusto”
Quando
la diretta interessata la vide, tutta avvolta da da vite americana,
fu amore a prima vista.
Si
era messa a scandagliare ogni minimo particolare ostentando finto
disinteresse.
Non
aveva voluto darla vinta all'agente che per tutto il tempo aveva
trattenuto il respiro, pregando dentro di sé che quella fosse la
volta buona.
Quando
Sophie sentenziò con un'incredibile faccia di bronzo che, dopotutto,
poteva anche accontentarsi, questi era quasi in procinto di piangere
dalla gioia.
Era
stata la transazione più lunga e se non altro più riuscita di tutta
la sua carriera decennale.
***
Così
non appena si fu trasferita nel suo posto – il primo vero posto
soltanto suo – si mise all'opera per ripulire da cima a fondo tutte
le stanze.
Pensando
a quello che si era appena lasciata alle spalle, la prospettiva di
passare una settimana chiusa in casa a sistemarla, non le sembrava
poi così tremenda.
A
quanto pare la sua nuova casa, custodiva tanti segreti.
I
più interessanti erano in soffitta, all'interno di un baule di
pregiato rovere, che Sophie aveva trovato mentre era occupata a dare
una sistemata.
Se
è vero che la curiosità è donna, beh, Sophie era donna dalla punta
dei capelli fino alle unghie dei piedi. Non si era certo fatta
scrupoli ad aprire il baule e rovistarci dentro.
Sembrava
volutamente dimenticato. Come se chiunque avesse abitato in quella
casa prima di lei, avesse voluto lasciarsi il passato alle spalle.
C'erano
molti diari, appunti su fogli che sembravano essere stati
appallottolati ma poi recuperati.
Aprendo
uno dei diari, aveva notato che la carta era ingiallita dall'usura.
Fu
inebriata dal profumo di carta consumata, lo stesso profumo che amava
aspirare a pieni polmoni quando andava in biblioteca. Cosa che
accadeva spesso.
Sul
diario vi erano scritti versi, o almeno, sembravano tali. La
calligrafia era particolare, elegante, ma non molto comprensibile.
Eccitata
dalla propria scoperta, Sophie si era sentita come la protagonista di
un film.
Prese
a leggere, leggere e leggere.
Impressi
su carta, vi erano le emozioni e i pensieri più profondi di
qualcuno, che sembrava avere tanto di tormentato dentro.